Qualcuno li considera una misura dettata dall’irrazionalità del presidente Donald Trump, altri un piano di lungo termine per mettere fine al ‘privilegio esorbitante‘ del dollaro: sta di fatto che i dazi annunciati dal presidente degli Stati Uniti hanno portato a una fas di grande incertezza nei mercati e nell’economia reale.
Trump ha fatto una rapida retromarcia sospendendo i ‘Dazi Reciproci’ per gran parte dei Paesi ai quali erano stati applicati, ma ne restano in vigore alcuni, ad esempio sulle materie prime come acciaio e alluminio, e quelli ‘di base’. La Cina non fa parte della lunga lista che ha visto la sospensione di 90 giorni dei dazi e il gioco al rialzo ha portato a una situazione in cui gli USA applicano dazi del 145% alle merci cinesi importate (con l’importante esclusione dei prodotti tecnologici) e di rimando la Cina applica dazi del 125% alle merci statunitensi in arrivo nel Paese.
I dazi sono però una materia complessa e, ad esempio, quelli sulle materie prime influenzano anche semilavorati e prodotti finiti. I pagamenti dei dazi vengono assolti dall’importatore, che però spesso spalma parte dei costi sul produttore (sotto forma di richiesta di sconti) e sui consumatori finali, con aumenti dei prezzi.
Canon conferma aumenti di prezzo negli Stati Uniti a causa dei dazi
In questo clima si inserisce l‘annuncio di Canon sugli aumenti dei prezzi nei propri listini statunitensi, sebbene la misura riguardi principalmente i dazi del 10% attualmente in vigore per prodotti importati dal Giappone, non quelli più severi del 145% applicati alle importazioni dalla Cina.
Durante una conference call con gli investitori a margine dei risultati finanziari del primo trimestre 2025, Canon ha confermato che i dazi imposti dagli Stati Uniti influenzeranno i prezzi dei prodotti venduti nel paese. L’azienda ha comunicato ai principali distributori l’intenzione di aumentare i listini, pur non avendo ancora definito le tempistiche né l’entità precisa degli aumenti. Le valutazioni, ancora in corso, coinvolgono un’analisi dettagliata dei costi per prodotto e dell’origine della produzione, con l’obiettivo di calibrare gli aumenti sulla base dell’incidenza effettiva dei dazi.
La stima attuale prevede un incremento dei costi pari a circa 56 miliardi di yen (391 milioni di dollari), di cui solo 42,8 miliardi (299 milioni di dollari) saranno recuperati tramite l’aumento dei prezzi. Canon ha precisato che non potrà applicare gli aumenti in maniera immediata, a causa di contratti già stipulati con alcuni clienti. Per il momento, non sono stati indicati i prodotti coinvolti né le date in cui entreranno in vigore i nuovi listini.
Dal punto di vista finanziario, Canon ha rivisto le proprie previsioni annuali assumendo che il dazio del 10% resterà in vigore fino alla fine del 2025, ma ha anche aggiunto di aver ipotizzato che non ci saranno ripercussioni su altre regioni: qualora la questione dei dazi dovesse innescare una recessione globale, le stime sono destinate a cambiare. Potrebbe parzialmente fare da tampone l’arretrato di consegne che è attivo su alcuni prodotti, con la possibilità che Canon dirotti le vendite verso altri mercati non colpiti dai dazi.
Come era stato ampiamente previsto dagli economisti i primi a venire colpiti dai dazi saranno i consumatori statunitensi, che vedranno lievitare i prezzi dei prodotti esteri, in questo caso quelli giapponesi.