Fino al 19 novembre 2017, il progetto , fondato da James W. Delano, sarà esposto nell’ambito di Lugano PhotoDays. Mostra a cura di , in collaborazione con James Whitlow Delano e Matilde Gattoni.
, il tuo lavoro si occupa prevalentemente del cambiamento climatico. Come si può tradurre in immagini il fatto che 2° C possono fare la differenza per il futuro del pianeta?
Dopo aver visto tre uragani nei Caraibi e nel Golfo del Messico, incendi che bruciano intere regioni della California, penso che queste immagini per le persone siano molto più immediate di qualsiasi spiegazione scientifica. Se vivessi nelle Bahamas, su quelle isole che sono state miracolosamente salvate dalle tempeste, non andrei dormire tranquillo stasera, perché con queste temperature dell’acqua che crescono continuamente, è probabile che la stagione degli uragani si ripeta.
Nel gennaio 2015 hai lanciato il progetto su Instagram , con la collaborazione di fotografi di sei continenti. Oggi il progetto è diventato una mostra, sarai anche a . Ti ha sorpreso che un collettivo sia nato come feed su Instagram?
Ho pensato che un progetto del genere avrebbe avuto un grande potenziale se i fotografi che assistono ogni giorno ai cambiamenti climatici si fossero uniti per condividere e comunicare la stessa visione con la stessa forza. Nel 2009 ho curato e pubblicato il libro fotografico “The Mercy Project/Inochi”. Era un libro nato per raccogliere fondi a favore della cura ospedaliera perché mia sorella, che è morta per un cancro, aveva ricevuto una cura molto attenta in un ospedale in California. Per gratitudine, volevo dare qualcosa in cambio. In quell’occasione, 118 tra i migliori fotografi della nostra epoca, da Magnum, a VII, a Noor, fino a molti altri grandi fotografi indipendenti hanno contribuito alla realizzazione di questo libro. Questo libro mi ha fatto capire quanto generosi possono essere i fotografi quando si muovono insieme e con uno scopo comune.
Attraverso una mostra che cosa puoi ottenere di diverso rispetto ad un feed su Instagram o ad una community online?
Le mostre sono un’estensione del progetto #Everydayclimatechange. Forse, ancora più importanti sono le presentazioni faccia a faccia con il pubblico. Durante la mostra di Lugano PhotoDays non potrò essere presente, ma Matilde Gattoni, tra le più attive e coinvolte fotografe del progetto, presenterà l’intera iniziativa al pubblico.
Qualche anno fa, dagli Stati Uniti ti sei trasferito in Asia. Che cosa è cambiato nel tuo modo di fotografare e nella tua scala di valori?
L’Asia ha cambiato tutto per me. Per molto tempo, quando ero giovane, avevo il desiderio di conoscere davvero il mondo. Mi sentivo molto stretto in America. Solamente cambiando paese avrei potuto interrompere quella routine che stavo vivendo mese dopo mese. Quando sono andato in Giappone, ho avuto immediatamente la possibilità di costruire le storie di cui per molto tempo avevo voluto occuparmi. La Cina si stava risvegliando e il continente aveva immense foreste e le più alte montagne del pianeta. Qui ho iniziato ad osservare il più grande processo di distruzione del pianeta. Mi ha colpito moltissimo assistere alla più grande opera di deforestazione, che in Asia dura da più di due decenni. Questo è un continente in cui, qualche volta, il cielo sembra nuvoloso, ma in realtà il tempo è sereno e al posto delle nuvole non c’è altro che uno strato di fumo e smog causato dal carbone che brucia. Qui i miei valori si sono rafforzati. Qui i diritti umani, i diritti del territorio e del paesaggio e l’ambiente nel suo complesso sono sotto attacco. La gente ha bisogno di testimoni che mostrino che cosa sta realmente accadendo.
Quando sono andato in Giappone, ho avuto immediatamente la possibilità di costruire le storie di cui per molto tempo avevo voluto occuparmi.
Hai scritto “se qui alzi la voce, hai perso il dibattito”. Davvero puoi portare avanti un progetto così grande senza fare rumore, senza trasmettere notizie e immagini shock?
Quando ho detto che alzare la voce ti fa perdere la discussione, mi riferivo alla situazione dell’Asia. Devi riuscire a presentare questi fenomeni in modo più intelligente, in modo che le persone possano comprendere come tutto questo abbia conseguenze sulle loro vite. È un processo in costante evoluzione, si tratta di imparare come diventare un comunicatore migliore. La chiave è aiutare le persone a vedere loro stesse sia nello scenario del cambiamento climatico, sia nella soluzione di questo problema.
Con il Presidente Trump siamo entrati in un’era pericolosa, soprattutto se pensiamo alle persone meno informate. A causa dell’attività di chi mette in circolazione fake news su internet, ed è chiaro che molti di loro sono russi, è stata diffusa una pessima informazione ed una sfiducia nei media. Trump è intelligente nelle tattiche che utilizza. In questo sistema, se sei d’accordo con il sistema o con il governo, sei considerato buono e corretto, ma per fare questo devi essere obbediente, non fare domande. Se non sei d’accordo, sei oggetto di un attacco coordinato sulla tua reputazione, diventi il diavolo, pericoloso, degenerato. Con internet, le tattiche possono essere sia globali sia mirate su una parte di individui, su un target demografico. Non c’è vero dibattito in questo mondo autoritario.
In questo sistema, se sei d’accordo con il sistema o con il governo, sei considerato buono e corretto, ma per fare questo devi essere obbediente, non fare domande. Se non sei d’accordo, sei oggetto di un attacco coordinato sulla tua reputazione, diventi il diavolo, pericoloso, degenerato.
Nel tuo progetto “Borderland”, hai lavorato al confine tra Stati Uniti e Messico. Non parliamo delle fotografie, ma parlami di una proposta: hai mai immaginato un mondo senza confini?
Non ho mai visto nazioni che non avessero confini, ma vorrei vedere un cambiamento di paradigma per il rilascio di visti. Un cambiamento che riconosca che il lavoro è necessario agli esseri umani e che consenta alle persone di uscire dall’ombra per contribuire a far crescere la società in cui viviamo, e a farlo con dignità. I migranti migliorano l’economia e la società dei paesi ospitanti eppure sono trattati come criminali. Dobbiamo anche rinnovare i sistemi di accoglienza dei rifugiati e trovare modi per vivere in sicurezza e consentire loro di guadagnare da vivere per le loro famiglie. I migranti non gravano sui conti pubblici. Pagano le tasse e contribuiscono ad un bene maggiore. Sono preoccupato per il fenomeno della migrazione in Europa e negli Stati Uniti. La compassione sembra essere svanita, stiamo perdendo le sfumature. Questo pendolo che oscilla verso l’estrema destra è qualcosa che pensavo che non avremmo mai più rivisto nelle democrazie occidentali. Pensavo che non avrei mai più assistito a fenomeni come quelli che che abbiamo visto a Charlottesville, in Virginia.
Si può davvero parlare di questi argomenti, senza finire per coinvolgere solo un numero ristretto di persone già attente al fenomeno?
Questo è l’obiettivo. Ma sai, anche i grandi manager e i grandi industriali, hanno dei figli. Se possiamo convincere l’industria che il loro interesse non passa per l’inquinamento delle acque o per il rilascio di gas nell’aria che creano surriscaldamento climatico, possiamo creare un sistema dove il merito o il miglioramento delle condizioni di vita diventano parte di un sistema di valori, non qualcosa di astratto.
Se possiamo convincere l’industria che il loro interesse non passa per l’inquinamento delle acque o per il rilascio di gas nell’aria che creano surriscaldamento climatico, possiamo creare un sistema dove il merito o il miglioramento delle condizioni di vita diventano parte di un sistema di valori.
Quali sono le cose che ci coinvolgeranno nei prossimi vent’anni?
Intanto, credo che dovremo trovare un modo per crescere e prosperare senza per questo imboccare un sentiero che ci porti alla rovina. Bisognerà poi avere nuova fiducia verso il giornalismo in grado di verificare i fatti e dovremo aiutare le persone comuni ad individuare la propaganda delle fake news, questo è un problema più grande di ciò che molti credono. In questo momento, abbiamo un uomo inadatto ad occupare la più importante posizione di potere sulla Terra, sta smantellando mezzo secolo di difficili vittorie sui temi della sostenibilità ambientale. E, sono convinto, ci riesce perché sa usare le fake news in modo molto targhetizzato. Questo è un grosso problema che ha conseguenze su un numero di persone più elevato dell’elettorato americano. Se queste cose avranno conseguenze nei prossimi vent’anni, non avremmo nessun altro con cui prendercela se non noi stessi.
E di che cosa, invece, oggi non abbiamo ancora notizia?
È una lista molto lunga. In generale, non mi piace il modo in cui vengono gestiti i dati e le notizie. Pensa al Vesuvio, un vulcano che è pronto ad esplodere e a distruggere una nuova Pompei, e i media dicono “stiamo monitorando la situazione, vi faremo sapere se scopriremo qualcosa”. Ho testimoniato l’intera distruzione di foreste e di aree di terra che hanno portato diverse minoranze etniche ad estinguersi. Tutto questo influenza il nostro tempo, l’acqua, l’agricoltura, ma le persone vivono in città spesso non riescono a vederci una connessione con la catena alimentare.
Come supporti i tuoi progetti, dal punto di vista economico?
Non è per niente facile. Lo faccio tramite la pubblicazione di lavori, ma il tema dell’ambiente non occupa i primi posti delle news. Le notizie false sono più redditizie.
Abbiamo intervistato , che lavora in Africa con la sua Big Life Foundation. Ci ha detto che, se non fosse così costoso, il cinema sarebbe molto più efficace rispetto alla fotografia per comunicare questi temi. Sei d’accordo?
Penso che Nick Brandt abbia trovato il modo per far arrivare alle persone comuni la bellezza delle immagini. Quindi, penso che abbia trovato uno straordinario metodo per coinvolgere il pubblico. È un dare e avere. Le belle immagini che postiamo sul feed Instagram di , ottengono naturalmente più like. I colori generano più interesse del bianco e nero. Così, la comunicazione si trova ad affrontare un dilemma. Vogliamo coinvolgere un pubblico sempre più ampio ma il prezzo non può essere il contenuto scadente. ECC non appartiene a nessuno. Siamo realmente indipendenti e io invito continuamente i fotografi a postare foto basate sui contenuti importanti, non immagini a caccia di like. Abbiamo una missione: far passare il messaggio che il cambiamento climatico sta avvenendo qui e ora, non in un mondo futuro e lontano, ma qui, nel nostro quartiere.
I colori generano più interesse del bianco e nero. Così, la comunicazione si trova ad affrontare un dilemma. Vogliamo coinvolgere un pubblico sempre più ampio ma il prezzo non può essere il contenuto scadente.
Se non ti fossi occupato di diritti umani e di ambiente, quali sarebbero stati i soggetti delle tue fotografie?
Amo la street photography e i racconti personali, i momenti miracolosi, transitori che, se fotografati, possono dirci chi siamo come esseri umani.
Ho letto che sei cresciuto vicino ad una centrale nucleare. Per questo oggi sei così interessato all’ambiente?
Sì, sono cresciuto vicino ad un laboratorio per lo sviluppo di armi nucleari durante la Guerra Fredda. Non sono sicuro che questo abbia condizionato il mio futuro e il mio interesse rispetto all’ambiente. Penso però, se guardo indietro nella mia vita, che quando ero un bambino la natura mi ha sempre attratto. Poi ho iniziato a vedere che cosa succedeva quando non rispettavamo la natura. Le attività umane sono sporche, ma possiamo costruire un ambiente migliore. Anche da piccolo, quando vedevo l’ambiente danneggiato mi prendeva una profondissima tristezza. È sempre stato così.
Anche da piccolo, quando vedevo l’ambiente danneggiato mi prendeva una profondissima tristezza. È sempre stato così.
C’è un’idea di progresso e di crescita sostenibile, da un punto di vista ambientale?
Mi sono accorto che il settore delle energie alternative occupa, nell’ovest, più persone che l’estrazione del carbone. Questo è un dato incoraggiante. Oggi c’è una più alta consapevolezza delle attività ecologicamente sostenibili come il riciclaggio dei rifiuti, o l’utilizzo di veicoli elettrici o ibridi. Credo che il processo di transizione dal combustibile fossile sia ormai irreversibile e ciò ridurrebbe il carbonio rilasciato nell’atmosfera.
Dobbiamo essere pragmatici, parlare di denaro e non solo di cultura, per far cambiare le politiche industriali che danneggiano l’ambiente?
Sì, questa è la mia priorità. Credo che parlare di ideali astratti sia bello, ma che la soluzione si trovi nel mondo reale, attraverso l’utilizzo delle tecnologie e di uno stile di vita che consumi meno energia. Per esempio, ho visto che i giapponesi emettono la metà del carbonio del Nord America, e per fortuna l’Europa è più vicina al Giappone. Il motivo è che i giapponesi scaldano e raffreddano solo la stanza che occupano. La gente parla di quanto è stravagante sia la tavoletta della toilette riscaldata, ma il motivo è che in inverno in Giappone non riscaldano l’intero bagno, e questa non è solo un’ottima idea, ma anche una scelta green se confrontata con lo spreco di calore delle case americane. Nel mio quartiere, gli addetti dei corrieri girano con un carrello leggero attaccato alla bicicletta. Quando arrivano in una certa zona, parcheggiano la bicicletta e camminano nel quartiere con il solo carrello per fare le consegne. Questi sono esempi di tecnologie verdi in una società post-industriale, e l’Europa e il Nord America ci stanno lavorando. Amo scoprire soluzioni come queste e condividerle con tutti coloro che sono disposti ad ascoltare.