Per cominciare, devo dire che non mi sento qualificato per parlare di fotografia di guerra: perché non mi sono mai trovato in una guerra. Non che lo rimpianga – non sono cose che si rimpiangono – ma il fatto di non avere mai conosciuto la realtà della violenza fa sì che la mia esistenza mi sembri a volte un po’ irreale. Uno dei rari episodi di violenza della mia vita risale alla mia infanzia. La storia è così banale che ti farà sorridere, ma la racconterò ugualmente, perché dà l’idea della differenza tra noi. All’inizio della guerra del 1939, eravamo rifugiati in una piccola città svizzera, i cui abitanti ci facevano pesare il fatto che gli dovevamo la vita e si credevano in diritto di maltrattarci un po’. I miei compagni di liceo, in particolare, si erano coalizzati contro di me, motivati un po’ dall’antisemitismo che era nell’aria, un po’ semplicemente dall’antipatia che doveva ispirargli quel ragazzo grosso e maldestro che non capiva…
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L’articolo Don McCullin: ho deciso di condannarmi alla pace proviene da Maledetti Fotografi.