Ben svegliato, Jova. Lorenzo Cherubini, in artigianato (“arte” è un po’ troppo) Jovanotti, ha fatto una scoperta sensazionale, è stato folgorato da una rivelazione inaspettata, ha deciso di regalarci uno scoop.
L’ ecologismo contemporaneo, tenetevi forte, è una forma di fanatismo. E, come in tutte le forme di fanatismo, rispetta la regola aurea enunciata a suo tempo da Pietro Nenni: a fare il puro, troverai sempre uno più puro che ti epura.
Noi cronistacci per la verità l’ avevamo intuito, che un’ ideologia la quale idolatra una sedicenne che si reca a New York in barca per non inquinare fosse classificabile come isteria di massa, totalitaria come tutte le isterie. Ma il nostro, si sa, tende a “pensare positivo” (che spesso equivale a non pensare) e ha dovuto sbattere il grugno contro la realtà, per cogliere con quali compagni di strada avesse a che fare.
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capi d’ imputazione Il cantante (“cantautore”, di nuovo, è troppo) ha sfornato sulla sua pagina Facebook un lungo sfogo contro quegli ambientalisti che hanno attaccato il suo Jova Beach Tour. Praticamente tutti, eccetto il Wwf che ha collaborato all’ ideazione della serie di concerti sulle spiagge, infarcita di “iniziative plastic-free” e analoghe concessioni al politicamente corretto green. Che evidentemente non sono bastate a scongiurare all’ ecologista pop la scomunica degli ecologisti duri e puri, che via via lo hanno contestato per la nidificazione degli uccelli vicino alle spiagge, perché “disturbava la quiete della montagna” (copyright Reinhold Messner, già europarlamentare per i Verdi), perché turbava i fenicotteri rosa presenti in alcune lagune vicine ai concerti in Romagna, per l’ impatto della kermesse sulla primula di palinuro in Calabria. Paiono i capi d’ imputazione di un processo staliniano in versione surrealista, che hanno prodotto in Jovanotti la seguente gradevole impressione del mondo ambientalista: «Pieno di veleni, divisioni, inimicizie, improvvisazione, cialtroneria, sgambetti tra associazioni, protagonismo narcisista, tentativi di mettersi in evidenza gettando discredito su tutto e tutti». Conclusione, e scritto da uno avvezzo a comporre melassa sulla pace nel mondo anche quando ordina il caffè significa che non gli hanno risparmiato nulla del repertorio ecotalebano: «Il mondo dell’ ambientalismo è più inquinato dello scarico della fogna di Nuova Delhi!». Grazie Lorenzo, gioco, partita, incontro per noi che prendiamo l’ aereo, che non abbiamo la più pallida idea di cosa sia la primula di palinuro e forse a stento distinguiamo i fenicotteri rosa, che ci ostiniamo a non voler morire ringretiniti del tutto perché angosciati da mezzo grado Celsius in più sul termometro della Terra.
Però, perdonaci, non ti aveva mai sfiorato il sospetto, che quelle tue pose da santone dell’ ecologicamente corretto, quel flirtare acritico con gli invasati del riscaldamento globale, quel riecheggiare tesi orecchiate sul senso di colpa che l’ animale uomo deve nutrire nei confronti della Natura benigna (una proiezione illusoria tutta umana, come risulterebbe chiaro ad ascoltare una serenata rap in meno e a leggere un verso di Leopardi in più) nei fatti stessero offrendo sponda a uno dei volti dell’ intolleranza odierna?
Mai un dubbio – Non ha mai mostrato un dubbio o un sussulto di coscienza, il credente Jovanotti, nemmeno di fronte ai dogmi più grotteschi della chiesa ambientalista, da quello per cui per salvare il pianeta bisognerebbe smettere di fare figli e quindi archiviare la specie umana (sostenuto tra gli altri dalla starlette estremista dei democratici Usa, Alexandra Ocasio-Cortez), a quello per cui dovere di ogni buon cittadino rispettoso della Terra (in genere abitante nei centri storici delle metropoli, e dotato di portafoglio in grado di cambiare auto ogni anno) sarebbe quello di condurre una guerra senza quartiere contro le vecchie utilitarie, da tassare allo stremo e sostituire a forza con vetture elettriche chic (una bestialità che tra l’ altro ha partorito la rivolta dei gilet gialli in Francia).
Niente, Jova era lì imperturbabile a strimpellare genericità pseudoecologiste e a pianificare il suo Beach Tour certificato dal Wwf. Ci volevano gli attacchi scomposti a questo, per fargli scoprire che l’ associazionismo verde non è un ritrovo di anime candide, ma spesso una sentina di ideologia, risentimento, mistica spacciata per scienza, mancanza di qualunque senso del ridicolo. Un po’ autoreferenziale, il buon(ista) Lorenzo, e molto ipocrita. La bestia dell’ ecofondamentalismo l’ avete alimentata voi, e adesso avete perso il controllo.
In ogni caso benvenuto, seppur fuori tempo massimo, dalla parte dei miscredenti.
di Giovanni Sallusti