Charlotte Casiraghi ha scritto un libro insieme al suo professore di filosofia del liceo, Robert Maggiori, intitolato Archipel des Passions, edito da Éditions Seuil. Dedicato al padre Stefano Casiraghi, morto nel 1990, nel libro la principessa si interroga insieme al professore sulle passioni che ci guidano. Quella che la caratterizza è “la nostalgia felice, quella che dirige il desiderio, che rende potenti e non malinconici”.
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La prima voce del testo è “Amore“. Gli autori, riporta il Corriere della Sera, ricordano il dilemma dei porcospini di Schopenhauer: il bisogno di scaldarsi li spinge a stare vicini, ma gli aculei li feriscono. Qual è la distanza giusta? E come trovarla? Poi c’è l’analisi delle frasi ricorrenti tra due persone che si amano, una sorta di dizionario: “Dimmi che mi ami”, col rischio che invece di amare l’altro l’amante ami se stesso che parla d’amore. “Ho incontrato l’anima gemella”, ovvero l’attrazione dei simili che piaceva a Empedocle ma comporta il rischio del narcisismo. O ancora: “Noi ci completiamo”, ovvero l’attrazione dei contrari cara a Eraclito, col rischio di desiderare l’altro non per amarlo, ma per inglobarlo a sé in modo da restaurare un’unità perduta. L’unica frase inattaccabile è “Sono pazzo di te”: inutile domandarsi perché si ama, perché l’amore non è un omaggio al valore: “Tutti meritano di essere amati, perché non c’è alcun merito ad amare né a essere amati”.